1892: nasce a Perugia la Fondazione Agraria, ente istituito allo scopo di amministrare i beni posseduti dalla comunità benedettina dell’abbazia di San Pietro, espropriati con il decreto Pepoli del 1860, con il quale i beni ecclesiastici diventavano di proprietà del nascente stato italiano.
I monaci di San Pietro, grazie alla loro presa di posizione dalla parte degli insorti perugini (che trovarono rifugio all’interno dell’abbazia e perfino dentro l’organo della Cattedrale), goderono per questo di un particolare trattamento: venne accordato loro di usufruire dei propri beni finché almeno tre dei monaci che assistettero agli eventi fossero rimasti in vita. Solo alla morte dell’ultimo, quindi, iniziarono le pratiche per l’istituzione della Fondazione.
La ricchissima abbazia poteva annoverare, nel periodo di massimo splendore, possedimenti per più di 2500 ettari di terreno fertilissimo che si estendeva lungo la piana del Tevere, da Perugia fino a Todi, tanto che si diceva che l’abate poteva spostarsi tra le due città senza uscire dalle proprietà di San Pietro.
Oltre alle terre, l’abbazia possedeva tutto lo straordinario complesso monumentale di Perugia, le rocche di Casalina e di Sant’Apollinare, oltre ad una quantità ingente di opere d’arte, molte delle quali conservate all’interno della cattedrale, mentre altre hanno trovato collocazione nella Galleria dei Tesori, nata nel 2001.
Nella Galleria, attualmente non aperta al pubblico ma visibile facendo richiesta alla Fondazione, sono presenti arredi, oggetti, suppellettili, opere d’arte, provenienti sia dall’abbazia sia dalle due rocche di Casalina e sant’Apollinare.
Grandi corali miniati Quattrocento e Cinquecenteschi, aperti nelle teche, incantano per la pregevole esecuzione. Le preziose decorazioni in oro zecchino e colori ottenuti con pietre pregiate e costosissime come la malachite ed il lapislazzulo, realizzate da artisti del calibro di Aloisio da Napoli, Matteo da Terranova, Nicolò da Pozzuolo incantano con la loro bellezza. Questi corali, realizzati su pergamena, contengono musica gregoriana, e venivano posti sul grande leggìo che ancora si può ammirare nella cattedrale per essere utilizzati durante i vari periodi liturgici.
Da alcuni di questi corali, tempo fa, furono purtroppo tagliate e rubate alcune pagine che, fortunatamente, i Carabinieri riuscirono a recuperare poco prima che fossero battute all’asta, riconsegnandole alla Fondazione e dandoci quindi ora la possibilità di ammirarle nel loro splendore.
Le opere presenti nella galleria abbracciano un periodo che va dal 1500 al 1800, mentre l’archivio storico costudisce documenti che vanno dal 1002 al 1900. Sono visibili carte topografiche su pergamena, provenienti dall’archivio, di alcuni appezzamenti di terreno di proprietà dell’abbazia, mentre i registri economici permettono di entrare nella quotidianità della vita monastica, dal resoconto dei beni venduti ed acquistati, ad uno spassoso taccuino dove venivano diligentemente annotate, giorno per giorno, le pietanze consumate dai monaci durante i pasti: il pranzo di Natale del 1893, ad esempio, consistette nel seguente menù: Riso, Lesso di cappone, Fritto, arrosto di cappone, stinchetti, pinoccate, zuppa inglese, aranci.
Quadri provenienti dall’appartamento abbaziale, una piccola statua di San Benedetto della scuola dei Della Robbia, alcune opere del Sassoferrato, la lunetta originale della porta d’ingresso della Cattedrale ad opera di Nicola di Paolo ed una “Stella” (una delle 4 forazze al tempo presenti nel chiostro omonimo, che permettevano la raccolta dell’acqua piovana in un ambiente sottostante), l’unica superstite, arricchiscono ulteriormente la collezione.
di Benedetta Tintillini